martedì 17 marzo 2009

Laverda SFC 1000 Concept 2002-2003

Gli inizi degli anni 2000, per quanto riguarda i principali marchi storici motociclistici italiani, si aprono davvero ricchi di prospettive. L'Aprilia, capitanata dal presidente Ivano Beggio, è ormai considerata un solido pilastro dell'industria motociclistica italiana e gli acquisti di marchi storici come Moto Guzzi (in grave crisi finanziaria) e Laverda rappresentano una ritrovata speranza per gli appassionati di queste motociclette dal passato glorioso.
L'espansione dell'Aprilia si consolidò dopo il 1998 e la splendida sportiva RSV Mille, entrata in produzione in quell'anno, contribuì non poco nel creare una solida reputazione alla casa di Noale per quanto riguarda lo sviluppo e la creazione di maxi moto.
Insomma i marchi acquistati erano in "buone mani" e la crisi che colpì l'azienda di Beggio qualche anno dopo era solo un incubo, peraltro im quel momento molto lontano dall'avverarsi soprattutto considerando gli ottimi fatturati che si registravano in quegli anni.

Una gamma molto ampia che spaziava dalla Caponord alla Falco e un primo rinnovamento della gamma Guzzi con ritocchi estetici e tecnici alla V11 non bastarono alle mire espansionistiche del gruppo Aprilia, che decise di puntare anche sull'altro marchio acquistato, la Laverda.
Al Motorshow di Bologna del 2002 venne quindi presentata la SFC 1000, nuova punta di diamante del marchio di Breganze. Nell'ottica di una produzione imminente si decise quindi di riutilizzare un nome glorioso del passato Laverda (la sigla SFC sta per "Super Freni Competizione"), appartenuto ad una splendida bicilindrica che si affermò in varie competizioni del mondiale Endurance, e di abbinarlo ad un propulsore già presente "in casa", il twin Rotax-Aprilia a V di 60° di 998 cc e quattro valvole per cilindro, già utilizzato per varie moto Aprilia, tra cui RSV Mille, Falco, Caponord e Futura.

La SFC 1000 divise immediatamente gli appassionati: chi la trovò semplicemente una diversa RSV Mille e chi invece la definì una moto appropriata per il nuovo corso Laverda.
Tecnicamente il propulsore della SFC 750 era un bicilindrico parallelo completamente progettato in Italia, mentre il nuovo propulsore a V nacque in collaborazione con partner esterni (Rotax e Aprilia) e soprattutto, in quel momento, era usato da altre moto. Questo bastò a far storcere il naso ai puristi delle due e tre cilindri arancioni e a definire la SFC 1000 una banale operazione di marketing.
La "contaminazione" non fu ammessa. Non con un marchio così glorioso.

La SFC 1000 venne equipaggiata con l'allora ultima evoluzione del V60. Il propulsore a carter secco era in grado di erogare ben 140 cv all'albero ed inoltre molteplici erano le novità tecniche introdotte sul bicilindrico destinato alla Laverda: gli scarichi erano interamente costruiti in titanio, la candela era una sola per cilindro al posto delle due "classiche", e i pistoni erano dotati di uno speciale trattamento al molibdeno.

Ciclisticamente la SFC 1000 era davvero innovativa: il telaio era costruito in tubi d'acciaio al cromo-molibdeno saldati al TiG e uniti a piastre in alluminio ricavate dal pieno. Il forcellone in alluminio era anch'esso ricavato dal pieno. La particolarità di questa ciclistica risiedeva nel posizionamento dell'ammortizzatore posteriore, montato asimettricamente sul lato sinistro della moto (questa soluzione tecnica è stata adottata ultimamente anche su altre moto di impostazione non estrema, quali ad esempio Kawasaki ER-6N e Aprilia Shiver e Dorsoduro, che hanno però l'ammortizzatore sul lato destro).
I cerchi Marchesini, i freni Brembo ad attacco radiale, la forcella trattata al TIN e il monoammortizzatore, entrambi marchiati Ohlins, contribuivano a rendere questa realizzazione davvero elitaria ed esclusiva.

La prima serie di questa moto, la più prestigiosa e in tiratura limitata, doveva essere destinata ad un pubblico facoltoso che avrebbe dovuto sborsare circa 25000 euro per accaparrarsi uno dei 549 esemplari di questa bicilindrica. Il numero di produzione non era casuale ma lo stesso delle SFC 750 prodotte negli anni '70.
Fu prevista anche la produzione di una versione più economica che avrebbe avuto il compito di far "riemergere" in modo effettivo il marchio.
I problemi avuti in seguito dall'Aprilia, ma anche il rilancio più difficile del previsto del marchio Guzzi, contribuirono all'accantonamento di questo prototipo che era destinato ad emulare il percorso di industrializzazione della Mv Agusta F4 750.

Personalmente, nonostante la moto la ritengo molto personale (adoro la splendida curvatura dei silenziatori, le saldature degli stessi e l'idea che contribuiscano in modo determinante a formare il codino della moto), sono più propenso a catalogarla come una "RSV Mille arancione" (seppur con un diverso telaio) che non come una vera Laverda.
E voi?

Francè

PS: la SFC senza fari è quella riferita alla prima presentazione e dotata di mezza carena, che avrebbe dovuto equipaggiare, in seguito, il modello di serie più economico. Successivamente, quasi pronta per l'industrializzazione finale, la SFC "costosa" venne presentata nel 2003 con tutti gli accessori consoni ad un utilizzo stradale e con la carenatura integrale.


Laverda SFC 750:


Laverda SFC 1000 Concept 2002:





Laverda SFC 1000 Pre-Production 2003:








Foto: cmmilanese, Mc News, Motorbox, Infomotori e Motorcycle Daily

19 commenti:

Unknown ha detto...

Era una gran moto quando è stata presentata e lo è ancora. Molto bella, soprattutto nella scarenata. Peccato che sia finita nel nulla, come la Laverda d’altronde. Peccato, veramente un peccato.

Enrico ha detto...

Io invece ritengo sia una enorme fortuna. Vedere il marchio Laverda su una moto così lontana dalla tradizione Laverda e così vicina a una vomitevole Aprilia mi avrebbe messo una tristezza enorme. Una Laverda, specie se indegnamente chiamata SFC, non può essere così esclusiva solo a parole.

Fortunatamente non ne sentiremo più parlare: preferisco sapere che Laverda è morta e sepolta piuttosto che vedere una brutta Aprilia verniciata di arancione portare quel nome. D'altronde in Piaggio ormai il vento è questo: morte ai Marchi storici (oltre a Laverda vorrei ricordare la sorte riservata a Guzzi e soprattutto a Gilera...) e vita a quello Aprilia che fino a trent'anni fa produceva blocchetti elettrici...

Boh...

Chirone ha detto...

secondo me se la chiamavano Aprilia falco stavamo ancora quì a piangere il fatto che non sia andata in produzione! tuttavia il debutto di una Laverda sul mercato sarebbe stata un ottima cosa poi con il tempo si potevano fare sia la bicilindrica parallela sia la tricilindrica ed anche il V6 se le cose andavano bene! adeso invece niente! magari se il marchio di Laverda lo compravano cinesi di Benelli avevamo già la tricilindrica e la bicilindrica in arrivo!

Francè ha detto...

Benvenuto Chirone! (Valerio benvenuto anche a te se è la prima volta che arrivi qui, ma se non ricordo male sei già intervenuto in altre occasioni)

Ragazzi non sono così drastico come è Enrico, ma seguo il suo filone di pensiero. Per me è un'Aprilia a tutti gli effetti, e non basta verniciare una moto di arancione per consacrarla erede di una stirpe (vincente).
E' una bella moto con il marchio sbagliato.

Enrico per me Aprilia è morta da quando non c'è più Beggio. Le ultime proposte sono molto belle, ma non traspare la benchè minima passione. I freni cinesi sulle 750 su una vera Aprilia non ci sarebbero mai stati.

Per quanto riguarda Guzzi...se non si crea un motore nuovo per me non si andrà mai da nessuna parte. Guzzi può fare di tutto, ma serve un motore nuovo per creare una gamma di moto nuove. Non si può contare sempre sul bellissimo bicilindrico per reggere la baracca.

Laverda e Gilera meritano un discorso un pò diverso. Per noi appassionati di moto è molto meglio vedere un marchio morire che non resuscitarlo con quad cinesi e scooter taiwanesi. Questo è reato per me. Lo stesso vale per Gilera. Chi ricorda la Supersport 600? Li c'era un motore Suzuki...e le ultime moto vincitrici di titoli mondiali, sono nate rispettivamente in Spagna (125) e lontano da Arcore (noale). Era meglio tenerlo coperto di polvere un marchio cosi, e marchiare piaggio il runner...

Chirone i cinesi sono venuti a Pesaro per far soldi, non per beneficienza o amore della Benelli. Le moto invecchiano, la rete di distribuzione è ancora blanda, e sfornano cross, scooter, prototipi di motori a quattro cilindri...boh

L-Twin ha detto...

Concordo pienamente con Enrico, non mi fece piacere vederla.

Se Laverda deve essere, che lo sia veramente.

Vi prometto che se vinco al superenalotto me ne occupo personalmente! :-)

Unknown ha detto...

pienamente d'accordo con Enrico! E' un sacrilegio chiamare Laverda quella moto (che cmq e' carina). Avrei preferito non sentire mai piu' il nome Laverda anziche' vedere quell'Aprilia arancione chiamata SFC...

Enrico ha detto...

Francé... il mio pensiero è che Aprilia come costruttore di moto non avrebbe mai avuto motivo di esistere. Ho sempre trovato decisamente brutte le sue bicilindriche, e ritengo priva di qualsiasi personalità anche la neonata V4, anche se apprezzo almeno l'impegno a fare qualcosa di diverso...

Ma continuo a non capire come sia possibile che all'interno di un gruppo industriale come Piaggio si punti su questo inutile marchio piuttosto che su Guzzi, Gilera o appunto Laverda. Una V4 tutta rossa e con una linea meno a missile sarebbe stata probabilmente una bella idea per rilanciare Gilera, e invece vediamo il Fuoco (sigh...) e il GP800 (peggio mi sento...).

Concordo con Francè sul discorso Guzzi: a me il loro V2 non piace molto come sensazioni di guida (ho provato una volta una Griso), ma rispetto profondamente chi ne fa una passione per la vita; tuttavia Guzzi in passato ha fatto davvero di tutto... motori da uno a otto cilindri... perché confinare quella che cinquant'anni fa era la Casa motociclistica più avanzata al mondo a un ruolo così marginale?

Oggi purtroppo si fa veloce a far rinascere un Marchio impolverato: si fa una qualsiasi cagata e ci si attacca sopra un adesivo glorioso. Ultimamente è successo alla Lambretta con gli aberranti bidet cinesi sui quali è stato messo il marchio di Lamberate: niente a che vedere, d'accordo, ma mio padre da nostalgico non è stato molto contento...

Diversa sorte per fortuna sta toccando a Moto Morini che fa belle moto e soprattutto ha il bicilindrico più meraviglioso al mondo: chi non l'ha mai provato cerchi di farlo. Purtroppo i settori produttivi nei quali si è lanciata la Morini non sembrano essere i più azzeccati, e le vendite non sono così soddisfacenti. Una nuda da alte prestazioni oggi non è più così attrattiva (Ducati a mio avviso con la Stritfaiter farà un buco nell'acqua, anche perché la moto è oggettivamente una cagata), e una endurona sarebbe una bella idea se la concorrenza non fosse la GS così modaiola e performante. Belle le nude, ma per loro come per la Granpasso ho dei dubbi sul funzionamento di quel cantilever laterale che hanno messo al posteriore.

Secondo me le nuove Benelli (benché pagate dai cinesi) non sono poi così male, e la Due in particolare mi sembra piuttosto carina, anche se l'avrei voluta con una estetica più classica.

Arrivando infine a Laverda... confermo che una Laverda è una Laverda e non si può pensare che la gente si dimentichi da un giorno all'altro che la SFC aveva un bel motorone frontemarcia e un fascino tutto diverso da quello di una Falco rabberciata alla bell'e meglio e verniciata di arancione. Per fortuna non esiste più nemmeno la Falco...

Francè ha detto...

Enrico Aprilia è troppo importante in termini di fatturato per relegarla a marchio marginale...non solo...
la V4 marchiata Gilera, dove la portavi a fare i tagliandi? Dai concessionari Guzzi? o a quelli che montano i bauletti alle Vespa?

Per quanto riguarda le moto Aprilia non mi trovi d'accordo: la Tuono è una favola cosi come l'RSV Mille (provate entrambe)
Beggio è un'appassionato di moto e con la SUA azienda voleva entrare in questo settore. Significava mettersi contro Ducati (che in Italia è un'istituzione) e costruire una reputazione...e c'è riuscito indubbiamente. E soprattutto non scopiazzando nessuno. Sul terreno delle bicilindriche tra l'altro!
Fare un twin da zero era troppo difficile e dispendioso si sono appoggiati a Rotax lavorando attivamente al progetto (i contralberi nelle testate sono stati introdotti da Aprilia, non da Rotax).
Aprilia ha lasciato oltre all'immagine vincente (come numero di titoli è molto vicina ad un'altra leggenda motociclistica) anche concessionari. In sbk hanno fallito perchè la moto è nata per il cliente e poi resa race-ready.

Sono affondati anche per i soldi letteralmente buttati in Motogp..ma il progetto, con il senno di poi, per me poteva dimostrarsi vincente. Hanno tutti le valvole pneumatiche ora (a parte Ducati, ovvio)!
Hanno un reparto corse invidiato da tutta Europa, sono stati campioni del mondo al debutto con una supermotard avanti 15 anni rispetto alla concorrenza...

Aprilia sconta il fatto che ha prodotto lo scarabeo..questo è il problema vero. ma si sa, i soldi per farli velocemente li fai con gli scooter non con moto con reputazione da creare.
Ora da quando è nell'orbita Piaggio non la vedo affatto bene. Linee belle, moto innovatime, prezzo italiano ma componenti cinesi. Per me possono rimanere per secoli nei concessionari.

Concordo in pieno invece con Moto Morini (purtroppo mai provata)..e il fatto che vendano ancora troppo poco non me lo so spiegare

Ducati a parte la politica da pazzi effettuata sulla 1098 (far durare 2 anni una moto da 20000 euro è assurdo) sta perdendo molto in personalità...forse il rischio corso con la 999 ha scottato troppo e si stanno muovendo con moto che sul serbatoio, a parte la 1098 e forse il Monster, poco si meritano il marchio Ducati.
La stritfaiter è oscena anche per me (dai serbatoi di freno e frizione, fino alla linea pesantissima e giapponese) e non parliamo della politica da fighetto che è veramente ignobile. Ma finchè vendono hanno ragione purtroppo...la passione è diventata un concetto preistorico.
Viene prima il soldo.

Enrico ha detto...

E' vero, Francè... viene prima il soldo della passione. Ma nelle moto è la passione degli appassionati che muove il soldo, e io dopo 15 anni e sette moto domenica scorsa ho firmato per una BMW e non per una ottava Ducati. Ho bisogno di una sport-touring: una moto che mi soddisfi nella guida di tutti i giorni come nella tiratina in montagna o nel viaggio da 4000 chilometri in una settimana. Ducati aveva la ST e la SS: quest'ultima era fino a pochi anni fa una istituzione come lo è la Bonneville per Triumph o la GS per BMW. Solo che era una moto fatta bene e quindi costosa da produrre, e in più con un motore che non avrebbe attirato gli odierni drogati di superbaic e motogippì. Se la avessero fatta con il criterio del risparmio che ha portato alle nuove agghiaccianti Monster o se la avessero proposta come oggetto cul trendi fescion come fanno con la stritfaiter... non ne avrebbero venduta una. La SS era una moto da motociclisti, e per Ducati le moto da motociclisti sono troppo costose da produrre e troppo poco remunerative da vendere; stesso discorso vale per la ST.

Di conseguenza gente come me quando arriva il momento di cambiare moto si orienta sulla concorrenza.

Mi spiace, resto della mia idea su Aprilia, e detto fra noi avrebbero potuto allestire una rete di vendita e assistenza parallela per Gilera appoggiandola in modo furbo e poco costoso ai concessionari Aprilia o, meglio ancora, Moto Guzzi. Credo che un meccanico che mette le mani sul V4 Aprilia non sarebbe stato incapace di fare la stessa cosa sullo stesso motore marchiato Gilera... :-)

Francè ha detto...

Enrico anche la mia Tiger ha dei componenti che con il passare dei km diventano ignobili e inaccettabili su una moto da 11000 euro e soprattutto di un anno. secondo me non è solo di Ducati il problema..è generalizzato. E forse anche con BMW te ne accorgerai.

Non conosco bene per esperienza diretta Ducati e quindi non esprimo giudizi ma mi fido di quello che dici.

ST e SS sono state letteralmente snobbate perchè ormai il ragionamento alla base di una moto è il numero di pezzi che riesci (meglio DEVI) a vendere. L'SS era una gran bella moto e con l'ST è morto anche il tre valvole di cui si parlava un gran bene...e neanche sulla multistrada è stato montato...boh.

Appassionati di Ducati come te non sono nemmeno considerati...altro che il desmoblog di scambio di idee.Ho visto la copertina dell'ultimo inmoto...se soffri di cuore non guardarla nemmeno. NOn ti anticipo niente.

Per far cambiare idea purtroppo servono mille, duemila moto non vendute. I numeri e la diffusione del motociclismo ormai non consentono più di considerarlo fenomeno di nicchia (e quindi di appassionati)...se la stritfaiter (di cui non discuto caratteristiche tecniche e dotazioni) fa figo al bar ne venderanno a trilioni.

I marchi si evolvono ed è anche un bene, però nel caso della Ducati molta marmaglia incompetente (e la causa è anche il marketing impostato) si è avvicinata e sta rendendo questo marchio un pò antipatico. Se perdono anche personalità è fatta.

Tamburini è libero...consiglierei di prenderlo immediatamente a borgo panigale...

per quanto riguarda Aprilia...la pensiamo diversamente c'è poco da fare :D :D
Allestire una rete vendita apposta per Gilera penso che avrebbe fatto lievitare l'acquisto della V4 di molto...

Enrico ha detto...

Secondo me Ducati ha perso personalità da anni. L'ultima Ducati con una personalità è stata la 999 che ho iniziato ad apprezzare solo dopo aver visto la banalità che può creare l'insuccesso di un modello così particolare. La 1098 ha una carrozzeria che definire anonima ritengo sia riduttivo, ed è oltretutto stracarica di cazzate da ufficio marketing (si può dire ufficio marketing, qui?) che a livello pratico servono quanto una fioriera sul codino. E parlo di monobraccio, scarichi sottosella, cruscotto da astronave, posizione di guida da fachiro... un sacco di cose.

Vedere un 696 e un 695 l'uno accanto all'altro dovrebbe bastare a chiunque a capire quanto più "furbo" sia il primo, con quelle parti di telaio pressofuse e quelle pinze radiali accoppiate a una pompa freno vecchia di 20 anni, per non dire altro...

Sì, ti confermo che ho visto la copertina di InMoto. Ma non riesco nemmeno più a soffrire, per certe cose... ormai è come se non mi riguardassero. Quanto al desmoblog, saprai che l'hanno chiuso per oltre due mesi proprio per l'enorme dissenso nei confronti delle strategie di prodotto e marketing intraprese dall'azienda. Adesso è riaperto, desolato, privo di contenuti e frequentato da quattro gatti che parlano di gare di superbaic viste una settimana prima come al bar sport. Ma credo che a Ducati piaccia di più così, giusto per coerenza con il filo diretto tra azienda e appassionati sempre sbandierato.

Quanto alle moto non vendute... occhio che i dati sulle immatricolazioni non sempre sono specchio delle vendite reali. E per quello che vedo sulle strade di 1098, IpermoDard e 696 (per fortuna del mio stomaco) ne vedo pochine...

Ma tu guarda dove siamo andati a parare partendo dalla Aprilia Laverda... :-)

Chirone ha detto...

Mi sono assentato un momento e tu guarda che è successo! le moto Italiane sono un argomento tosto! e quel che intendevo dire era che mi sarebbe piaciuto di più vedere un sfc/aprilia che vedere un altro marchio in mano ai cinesi! nonostante abbiano i motori con i frazionamenti giusti! e poi l'aprilia all'epoca aveva un prototipo di tricilindrico in casa e chi sà se facendo 1+1 non ci saremo ritrovati con una Laverda Tricilindrica! poi cmq bando alle mie fantasticherie! i fatti sono andati così! il concetto di base era quello che piuttosto che niente è meglio più tosto! ciao appassionati! ps sono daccordo sul discorso Ducati le moto oltre che essere belle davanti al bar devono essere sfruttabili! ciaoooo

Enrico ha detto...

Chirone... sul piuttosto che niente meglio piuttosto non mi trovi per nulla d'accordo. Non mi accontento di Ducati, non mi sarei accontentato nemmeno di una Aprilia mascherata malamente da Laverda. Io preferisco ricordarmi le SFC vere e sentirmi riempire il cuore quando ne vedo una magari solo a una fiera...

Roberta ha detto...

Francè, non capisco un cavolo di moto, ma 'ste foto sono una figata!!!!!!!!!!!!!
Un bacio e ...ci vediamo in sella al giro di promessa!

Francè ha detto...

Certo Roby!!! Benvenuta al Cafè!

Valentino Basile ha detto...

I Love LAVERDA the Best
ho una laverda1200ts.
Per me la Laverda deve tornare
a correre in pista e poi
ricominciare la vendita,
solo cosi potra Rivivere
Spero che Augusto Brettoni,Giuseppe Andrighetto ,Riccardo Oro ,
3c Moto e il TM Laverda ecc.
Devono investire per creare un bolide con un pilota ITALIANO
Almeno per Moto gp e super bk
::::::Laverdisti:::::
UNA PASSIONE UN MODO DI VIVERE
By Basile Valentino

Francè ha detto...

Benvenuto al Cafè Valentino!

Anonimo ha detto...

La fine di Laverda è stata la cessione ad Aprilia, e la fine di Aprilia è stata la cessione alla Piaggio.
Cosa ne pensate delle Laverda della seconda metà degli anni '90? Io in quel periodo ci credevo, e me la sentivo un po' mia!

Anonimo ha detto...

Comunque ora Laverda è rinata sotto un altro nome, Motociclette Breganze! :D

Queste nuove moto sono Laverda molto più che questo prototipo di SFC1000!

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